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Neuropercepire sicurezza, lo yoga come strumento terapeutico

  • di Stefania Raffaelli
  • 3 lug 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Diversamente dalla percezione, che si basa sui sensi per ottenere le informazioni di cui ha bisogno, la neurocezione si basa sulla capacità del sistema nervoso di riconoscere segnali interni, geneticamente programmati e segnali esterni provenienti dagli altri che indicano sicurezza o pericolo e minaccia per la vita.

In altre parole, la neurocezione è la capacità del sistema nervoso di identificare in modo automatico le caratteristiche ambientali sicure da quelle pericolose e di stimolare comportamenti appropriati sulla base di tale valutazione.


Un meccanismo automatico e di sopravvivenza che è stato davvero utile nella storia dell’evoluzione umana!!! Se dinnanzi ad una tigre non avessimo nessun tipo di attivazione interna che ci predisponga alla fuga o a mettere in atto comportamenti di difesa, sai che cenetta ben servita??


Tramite la neurocezione si attiva il livello di arousal (livello di attivazione) che promuove il miglior comportamento possibile in risposta allo stimolo percepito. Ad esempio, se il nostro livello di arousal è regolato, siamo in grado di godere della compagnia degli altri, siamo aperti alle nuove esperienze che la vita ci offre, e viviamo nel mondo sentendoci sicuri.


Una neurocezione di pericolo, anzichè di sicurezza, può stimolare invece un livello di attivazione alto o basso, esageratamente alto o esageratamente basso. Potremo neuropercepire pericolo quando gli altri ci criticano, non ci prestano attenzione o quando sentiamo di dover soddisfare le richieste di qualcuno. In tutti questi casi, nel tentativo di ristabilire sicurezza, possiamo difenderci in svariati modi: ritirandoci in noi stessi, richiedendo attenzione, accusando, tendando di compiacere gli altri o giustificando il nostro comportamento.


In generale il nostro livello di attivazione fluttua all’interno di un range, chiamato “finestra di tolleranza”. È normale avere fluttuazioni all’interno di questo range e ritrovarsi talvolta ad essere in una situazione di maggior attivazione o di maggior passività, ad essere agitati ad esempio quando dobbiamo sostenere un esame o ad essere tristi, quando litighiamo con qualcuno a cui teniamo.


Tutta la nostra vita si basa sulla ricerca e il mantenimento di un arousal ideale in ogni circostanza. Questo ci permette di affrontare la vita e il suo avvenire, di crescere ed evolverci. La ricerca dell’equilibrio è il provare a rimanere nel centro della nostra finestra di tolleranza.


Lo yoga è un utile strumento di supporto per modulare il nostro arousal all’interno di questa finestra di tolleranza e riequilibrare costantemente gli stati interiori automatici, rivestendo il nostro sistema nervoso di una guaina protettiva, ammortizzando le scosse e gli sbalzi, imparando a rimanere in piedi anche su terreni dissestati. Lo strumento cardine, la respirazione è l’elemento indispensabile che permette al praticante di agire attivamente sui propri livelli di attivazione.

Non solo. Lo yoga può essere un’efficace strumento di riequilibrio anche nella condizione che troviamo al di là dei limiti della finestra di tolleranza, ovvero i casi in cui uno stimolo elicita un’attivazione esagerata sia in eccesso che in difetto. O ancora, seppur con il dovuto riguardo alla specificità, lo yoga può supportare e aiutare a sviluppare strumenti di autoefficacia nella persona che dimora al di là di questi limiti.


Tratto da “Psicoterapia Sensomotoria, interventi per il trauma e l’attaccamento”

(Pat Ogden)


 
 
 

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