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Maestro-limite

  • di Stefania Raffaelli tratto da Psicosoma (Ken
  • 14 ott 2018
  • Tempo di lettura: 1 min

Ognuno di noi è formato da moltissimi sentimenti, forze, limiti, possibilità e passioni. Tali aspetti esistono nel mio corpo e nella mia mente e definiscono collettivamente i confini che di solito identifico con "me". Perciò, in qualunque momento, vi è un' infinità di limiti che attendono la mia esplorazione e la mia crescita. Fisicamente, tali limiti vengono percepiti come tensione muscolare, impaccio nei movimenti e dolore. Psicologicamente, sono percepiti come dogma, ignoranza e paura. Tutti i limiti hanno la capacità potenziale di cambiare continuamente, di ristrutturarsi.

Il punto limite, nella cosmologia dello yoga, è considerato il mio maestro creativo, da cui posso apprendere molte cose su me stesso. Se mi accosto a questo maestro-limite con amore, sensibilità e consapevolezza, scoprirò che si muove e mi permette un movimento di maggiore portata. Ma se cerco di erompere oltre il mio limite, potrei illudermi di aver imparato e di essermi espanso, ma in realtà ciò che avviene è solo uno slancio temporaneo d'ambizione che probabilmente si ripiegherà su se stesso.

Fisicamente, quando mi avvicino al mio limite in modo conscio e dolce, il mio corpo reagisce concentrando energia e attenzione su quel punto, incoraggiando il sangue e l'energia ad irrorare di vitalità e vita i muscoli e gli organi relati, consentendomi l'esperienza della vera crescita e dell'autonutrizione. Se esploro i miei limiti in modo cauto e avventuroso, potrò espandermi e crescere. Ma se cerco di spingermi più oltre di dove posso onestamente arrivare, non praticherò più lo yoga, bensì l'avidità. Per dirla semplicemente, la differenza è fare l'amore con se stesso o violentare se stesso.


 
 
 

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